Cenni storici
Il territorio di San Marcellino fu abitato sin dal periodo neolitico, come attestano ritrovamenti archeologici di utensili e armi rudimentali di selce lavorata, venuti alla luce nel secolo scorso ed ora conservati nel museo di Capua.
L’origine del paese vero e proprio si colloca intorno al VI secolo d.C. sotto i Longobardi. Comunque le notizie più antiche su San Marcellino parlano di un piccolo villaggio chiamato “Tre Torri”. Le sorti del villaggio “Tre Torri” paiono legate al violento terremoto che distrusse, riducendolo a rovine, il villaggio di Sant’Anastasio, che si trovava tra il comune di Casapesenna e le Tre Torri, e che indusse i superstiti a trasferirsi nel vicino Tre Torri, in cui già si stavano spostando molti abianti di paesi vicini e di località lontane, come appunto gli abitanti di Piedimonte d’Alife. In questo modo il paese si ingrandì notevolmente e, quasi sicuramente sotto la pressione degli ex-abitanti di Piedimonte d’Alife, il cui santo protettore è San Marcellino Prete e Martire, si pose anche il villaggio delle Tre Torri sotto la protezione di San Marcellino e si mutò quindi il nome del villaggio da Tre Torri in San Marcellino. Quindi il toponimo San Marcellino deriva dalla devozione che gli immigranti provenienti da Piedimonte d’Alife avevano per il martire. Furono loro, infatti, a fondare il nuovo paese, che, trovandosi al confine tra i ducati longobardi di Capua e di Napoli, godette di una certa autonomia fino alla venuta di Rainulfo Drengot, guerriero normanno e fondatore di Aversa. Insieme a Frignano Maggiore, Marano, Frignano Piccolo e Briana, San Marcellino costituiva uno dei principali raggruppamenti della Liburia, la regione comprendente la Contea di Aversa.
La campagna di San Marcellino, che si divideva nel campo di Sant’Arcangelo, di San Giovanni, del Monaco, del Volet Cena, era attraversata da una via pubblica nella contrada Bignola, presso la località Cucumari, cosiddetta per la produzione di cocomeri. Essa confinava col bosco della vicina Villa di Ceparano. Nell’862 San Marcellino fu al centro di una lotta tra Landone II il Giovine e Paldone Rapinato, appartenente ai Napoletani. Nonostante la sconfitta di Paldone a Ferrajano (Frignano Piccolo), le discordie continuarono e i confini di Napoli si estesero fino a Lusciano, Frignano e San Marcellino. La Libura fu così divisa in Liburia Ducale o de partibus Militiae, appartenente ai Napoletani e di cui faceva parte San Marcellino, e in Liburia longobardica, appartenente ai Longobardi di Capua. Notizie più documentate sull’esistenza di San Marcellino risalgono all’XI secolo, alla venuta dei Normanni nell’Italia Meridionale, quando si installarono i feudi e i diritti baronali.
I primi baroni del villaggio furono della Famiglia Iovar Di Castiglia che fecero costruire la Cappella del Ss.mo Crocifisso, assegnando ad essa quattro moggi di terreno a titolo di beneficio. In quest’ultimo si trovavano seppelliti molti di questa famiglia. Ai Marchesi Iovar successe la famiglia ducale di Noja e a questa, per mancanza di figli maschi, successe il principe di Sant’Elia, nipote del Cardinale Racca di Messina. In seguito il feudo fu venduto al barone Cafarelli e di lì passò nelle mani dei suoi eredi Siciliani.
A seguito di numerose vicende, di cui però si ha scarsa notizia, dopo l’unità d’Italia, il piccolo centro entrò a far parte della provincia di Terra di Lavoro. Con la soppressione della suddetta provincia nel 1927 e il riassetto territoriale decretato nel ventennio fascista, nel 1929 San Marcellino fu anch’esso soppresso a vantaggio dei comuni limitrofi, Frignano Maggiore e Frignano Piccolo (oggi Villa di Briano).
Venne ricostituito con Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato del 31.10.1646, n. 435.
Patrimonio artistico
Chiesa Madre di San Marcellino Martire
Dedicata al santo patrono (“Divo Marcellino Presb. et Mart. Paroecia dicata”), la sua costruzione risale al 1125, su una preesistente cappella, ubicata sul lato orientale, intitolata sempre a San Marcellino, per ricordare il suo passaggio nei viaggi ecclesiastici.
La chiesa è stata rimaneggiata nella seconda metà del XVI secolo e nel XVIII secolo, ed infine più recentemente nel 1875 e nel 1954.
La prima costruzione era ubicata sul lato est della struttura odierna ed era realizzata in tufo e coperta a volta. Con il primo restauro cinquecentesco la chiesa fu ampliata verso destra presentandosi in un’unica navata, che non superava gli odierni tabernacoli laterali. La facciata è un tipico esempio di architettura neoclassica, divisa da quattro lesene, con capitelli compositi, culminante in un timpano. Nel 1875 all’ingresso della chiesa è stato costruita una scala in pietra arsa vesuviana.
Con l’ultimo ampliamento novecentesco la chiesa fu allungata oltre l’abside ed abbellita di nuove opere d’arte.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Si trova sulla strada più antica del paese, il decumano Via Roma, che la costeggia sul lato sud.
Ha una pianta a croce latina, coperta a due falde, con un piccolo campanile al fianco ed una piccola sagrestia dietro l’abside quattrocentesca.
La chiesa conserva un antico affresco sopra l’altare risalente al XIV secolo, raffigurante la Madonna delle Grazie con Bambino sulle ginocchia e figura di Evangelista a destra, opera di anonimo autore.
Palazzo Ducale
In piazza ducale. In origine palazzo marchesale, fu fatto costruire dal marchese Iovar di Castiglia nel XVI secolo su un preesistente fortilizio turrito, donato da Carlo d’Angiò al cavaliere francese Jean Troussevache nel 1300. Esso si presenta a due piani, uno terreno e l’altro nobile, e sopra di essi vi è un granile coperto con un tetto. L’imponente portale settecentesco d’ingresso è situato al centro del fabbricato affiancato da tre finestre a destra e tre a sinistra.
Il palazzo è attualmente proprietà della famiglia Picone.
Palazzo De Paola
E’ stato dichiarato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali d’interesse storico-artistico.